Una Foto Storica-Il mondo del golf raccoglie spesso tante curiosità e avvenimenti che ne fanno un universo composito, in cui rientrano certamente scores e partite, ma all’interno del quale trovano spazio anche fatti, personaggi, racconti capaci di stupire nella loro…eccezionalità!

Un esempio? Uno scatto fotografico apparentemente semplice, in realtà assai particolare!

Spesso i Presidenti si sono accostati per puro piacere o necessità di immagine al golf che, soprattutto se si guarda al passato, rappresentava uno sport d’élite destinato alla stretta oligarchia di privilegiati e potenti, ed era quindi perfettamente associabile all’immagine di politici e personalità influenti.

Quest’amore per il golf  (passione vera o di facciata che fosse!) non ha mai interessato però gli esponenti di un determinato e preciso schieramento ideologico-politico, in primis chi, all’epoca della guerra fredda, apparteneva allo schieramento opposto a quello capitanato dagli Stati Uniti: i Paesi del blocco sovietico e quelli ad essi anche lontanamente collegati, si ponevano infatti in posizione diametralmente antitetica ai valori, allo stile di vita, alle pratiche vigenti presso gli USA e gli Stati ad essi connessi.

In quest’ottica rientrava ovviamente Cuba, ove Fidel Castro, esponente di punta scomparso all’età di 90 anni, non ha mai nascosto la sua avversione ad un certo stile di vita americano, in cui certamente rientrava anche lo sport del golf, considerato molto distante dal “popolo”, e quindi del tutto criticabile.

Esiste però una fotografia che costituisce una vera e propria curiosità del golf e che parrebbe smentire quest’avversione al mondo a stelle e strisce: l’immagine fa parte di una serie di scatti che infatti ritraggono Castro mentre pratica insieme all’allora inseparabile Ernesto Che Guevara sul campo da golf del “Colinas de Villareal Golf Club”, situato presso la città de L’Avana.

Una delle supposizioni legate a questa improbabile partita cubana, è da ricollegarsi alla possibile provocazione che il Lider Maximo cubano volle rivolgere nei confronti dell’allora presidente americano Eisenhower, reo di aver annullato un incontro ufficiale con Castro.

Secondo molti Eisenhower aveva infatti utilizzato la scusa di una improrogabile partita di golf, sport che amava al punto da essersi fatto costruire un piccolo campo pratica presso i giardini della Casa Bianca (anche se fonti più probabili indicano che a saltare fu un incontro tra Krusciov ed Eisenhower, per cui il presidente russo aveva addirittura fatto costruite un green nei pressi di Mosca).

Ipotesi successiva legge la celebre e curiosa fotografia come un tentativo di distensione nei confronti degli Usa, ed in particolare di John Kennedy, golfista appassionato ed esperto.

Nel 1961, terminato il mandato di Eisenhower, i mass media diffusero le immagini del giovane presidente statunitense mentre, con il suo stile composto ed impeccabile, praticava sul green.

Fidel allora decise di farsi immortalare nel medesimo contesto, contrastando ironicamente lo stile “glamour” di Kennedy, con il quale avrebbe dovuto essere organizzata in seguito una reale partita a golf.

Le immagini di Castro e Che Guevara (che da giovane in Argentina aveva prestato servizio come caddie!) denotano palesemente la propria carica di ironia parodia: entrambi in tenuta militare, con tanto di cappello grigio-verde ed anfibi palesano la propria inesperienza sul campo da gioco, imperizia evidente anche nei risultati di quella storica iconica partita, che si concluse con la vittoria del Che per 127 colpi contro 150 di Castro…scores di certo non brillanti, soprattutto a confronto con la media degli 80 colpi necessari a JFK, esperto golfista, per terminare un percorso!

Indipendentemente dalla motivazione reale sottesa allo scatto, alle ideologie ed all’evolversi dei fatti accaduti in quel periodo storico così intenso e decisivo, questa immagine resterà per sempre una pietra miliare della storia occidentale…e, perché no?, della storia del golf.

 

 

Uno sport integrato.

Spesso, chi non conosce il golf, lo ritiene uno sport elitario, destinato a particolare categorie socio-economiche, distante dalle donne, dai bambini, e…dai disabili. Niente di più errato ed infondato, ma nel 2018 è ancora necessario combattere contro i pregiudizi che dipingono erroneamente la pratica golfistica che, disciplina in realtà altamente inclusiva e trasversale, cui la maggioranza delle persone si può accostare senza troppi problemi o vincoli dati da età, situazione economica, gender.

Volendo analizzare più da vicino il rapporto che sussiste tra golf e persone diversamente abili, è importante sottolineare come nel golf i giocatori con disabilità possono confrontarsi insieme a quelli normodotati in condizioni di assoluta parità; infatti la pratica golfistica risulta – insieme alla vela – l’unico sport concretamente “integrato”, in cui golfisti in carrozzina, ipovedenti, o con disabilità intellettive possono gareggiare non solo fra di loro, ma con golfisti normodotati, dando vita a competizioni avvincenti e piene di colpi di scena.

I numeri relativi ai giocatori disabili ed agli spettatori di simili realtà competitive stanno spingendo verso una positiva probabilità: pare infatti che questa disciplina sarà ammessa ai Giochi Paraolimpici del 2020, dimostrandone il successo e l’appagamento che è in grado di fornire a giocatori e spettatori.

 

L’importanza dell’evoluzione delle attrezzature.

Per rendere possibile la competizione tra disabili e normodotati, sono sufficienti alcuni importanti accorgimenti relativi al tipo di attrezzature fornite durante il gioco.

Il golf è uno sport che, nel suo sviluppo, è sempre stato strettamente interconnesso alla evoluzione delle attrezzature (bastoni, palline, abbigliamento…) atte a praticarlo, e tale legame è altresì evidente nella possibilità che vi si accostino anche le persone con disabilità.

Quella golfistica è l’unica attività con palla dove il terreno di gioco, a differenza di quanto accade ad esempio nel tennis, nel calcio o nel basket, non risulta standardizzato: ogni green presenta caratteristiche differenti e ciò potrebbe costituire un problema per i giocatori con difficoltà (o impossibilità) di deambulazione.  Tale ostacolo è stato però brillantemente aggirato dalla ricerca che ha messo a punto la Paragolfer, una speciale carrozzina progettata specificatamente seguendo le direttive della ADA (la Americans with disabilities act del 1990, cioè la Legge sugli Americani con disabilità), norme accettate in tutti i più celebri campi da gioco internazionali. Questa speciale e avveniristica “macchina” (dotata altresì di un ombrello in grado di schermare il sole e di particolari ruote atte a preservare il manto erboso) costituisce un sostegno indispensabile per il giocatore che non può muovere le gambe in quanto riesce a sollevarlo e porlo esattamente in corrispondenza della pallina, che può essere quindi colpita con facilità e precisione paragonabili a quelle messe in campo da un qualsiasi altro golfista.

Per i giocatori non vedenti sono invece presenti altre tecnologie che permettono loro di confrontarsi alla pari in qualunque tipo di sfida: è previsto che vengano accompagnati da un coach che li aiuta ad allinearsi prima del colpo e, in caso di tiro dal bunker (la buca di sabbia presente soventemente sul percorso), hanno la possibilità, preclusa ai “colleghi” senza disabilità, di appoggiare il bastone per poi colpire la pallina.

Per coloro i quali hanno ad esempio difficoltà nell’uso delle braccia, come ad esempio i giocatori affetti da focomelia, sono previsti speciali bastoni realizzati su misura ed agganciati sì da rendere agevole il colpo.

 

I nomi.

Per quanto concerne i giocatori, famosissimo risulta l’inglese Richard Saunders il quale, nonostante una seria forma di focomelia congenita, è un giocatore agguerrito ed assai valido, con ottimi risultati alle spalle, resi possibili anche grazie agli speciali ferri di cui si serve per mandare la pallina in buca.

Per quanto concerne i non vedenti, doveroso citare l’italiano Andrea Calcaterra che, affetto da una progressiva diminuzione della vista fino alla totale cecità del 1998, ha continuato a coltivare la passione per il golf, portando a casa tante vittorie e soddisfazioni (per fare solo un esempio, un ottimo secondo posto nel 2014 non occasione della World Blind Golf Championship disputata in Australia).

Menzione speciale a Pierfederico Rocchetti, primo golfista con disabilità in Italia e secondo in tutta Europa a ricevere un invito a partecipare ad una competizione per professionisti senza disabilità; proveniente da una famiglia di golfisti, nonostante una emiparesi ad una mano, Rocchetti ha partecipato a ben 11 Open internazionali, attestandosi per quattro volte al vertice della classifica europea e quarto in quella mondiale.

Altri nomi celebri – tutti ipovedenti o non vedenti – sono il ligure Mirko Ghiggeri e Stefano Palmieri mentre, per quanto concerne le ladies, impossibile tralasciare Chiara Pozzi Giocosa, la quale – persa la vista in seguito a un intervento di chirurgia estetica – ha alle spalle tantissimi successi: campionessa del mondo dei non vedenti in Inghilterra nel 2010, nuovamente campionessa in Canada nel 2012, prima delle Ladies nel British Blind Open nel 2014. Altro nome appartenente alle quote rosa è quello di Camilla Bernini che, con la sua protesi del braccio sinistro in grado di scomporre il movimento di gomito, polso e dita, tira assai meglio di tante colleghe normodotate e che dal 2012 è allenatrice di una squadra femminile di golf negli USA.

Per quanto concerne i più piccoli, menzione d’onore spetta a Tommy Morrisey: nato senza il braccio destro, il giovanissimo campione ha fatto tanto parlare di sé, dei suoi potenti drive e della sua tecnica ammirevole. Conosciuto come “The one arm golfer” il seienne ha recentemente vinto in occasione delle qualifiche locali del Drive Chip & Putt Championship, la cui finale è prevista per il prossimo aprile sul green di Augusta. Il baby campione usa la sua notorietà per raccogliere fondi per le famiglie bisognose e – nonostante la tenera età –  è un esempio di tenacia e forza di volontà.

 

Il futuro.

La Federgolf da qualche anno ha accolto al proprio interno le federazioni che si occupano di promuovere il golf praticato dalle persone con disabilità, dimostrando una positiva apertura che ha portato ad aumento di golfisti desiderosi di giocare e superare le proprie difficoltà, con passione, grinta e risultati del tutto paragonabili a quelli dei loro colleghi normodotati.

Ci auguriamo che gli stimoli e le occasioni di gioco siano sempre maggiori, sì da permettere a sempre più persone di godere degli enormi benefici che il golf sa loro donare: infatti, oltre alla indubbia valenza sul piano fisico, è orma dimostrato che la disciplina golfistica ha un vantaggio anche sul piano psicologico in quanto capace di rendere consapevoli delle proprie potenzialità, della capacità di superare gli ostacoli costituiti dalla disabilità, di incrementare la socializzazione con gli altri in meravigliosi contesti naturali quali quelli costituiti dal green.

Tutto questo porta all’augurio di poter incontrare sempre più spesso sui campi da gioco disabili…abilissimi in una disciplina appassionante ed inclusiva come è il golf.