La moda: un outfit per ogni occasione…e l’abbigliamento del golfista?

La moda, argomento per molti frivolo e inessenziale, in realtà ha da sempre accompagnato lo sviluppo umano e il progresso, inserendosi come gli altri aspetti dell’esistenza umana nel solco della storia. Il golf e l’abbigliamento del golfista, a tal proposito, sono gli alfieri dell’eleganza nel mondo dello sport.

Le scelte nell’ambito dei vestiti hanno un’origine strettamente connessa al contesto storico, sociale, economico e culturale delle diverse epoche storiche.

Da sempre,  le spinte ed i fattori propulsivi sono stati di diverso tipo. Se inizialmente questo aspetto era strettamente connesso con la praticità che quel determinato tipo di vestiario poteva avere, in seguito ha assunto anche una connotazione estetica e visiva, tanto da far diventare la moda e la sartoria delle vere e proprie arti.

Lo stile ha così investito i settori più diversi, giungendo ad adattarsi, impreziosire e rivolgersi ad ogni momento della vita umana: esistono outfit pensati per il mondo del lavoro, altri più casual, altri ancora pensati per il divertimento.

Anche lo sport è diventato un campo in cui la moda può avere una sua importante rappresentazione e ragion d’essere.

Molti si chiedono quale sia il look perfetto da esibire sul green, quale l’abbigliamento del golfista e se questo outfit debba seguire regole precise o possa dipendere da fattori e motivazioni più libere e variabili.

 

L’abbigliamento da golf: una storia di eleganza e praticità.

Il golf, sport amatissimo dall’aristocrazia di inizio ‘900, è sempre stato caratterizzato anche dall’eleganza di chi lo praticava; anche oggi si contraddistingue per questo aspetto sviluppato in quel periodo.

Il XX secolo, infatti,  è stato teatro di scoperte, innovazioni ed evoluzioni culturali in grado di influenzare fortemente i gusti e le abitudini delle persone ed è in questo contesto che moda e sport si sono evoluti di pari passo.

Una delle discipline sportive più amate e diffuse dalla crème del 1900 era proprio il golf, sport che si allontanava dalle pratiche del popolo, abituato a divertirsi con attività che prevedevano contatto fisico e fatica.

Il golf era infatti uno sport d’èlite, che permetteva di divertirsi in modo raffinato e sofisticato, mettendo in campo concentrazione e savoir faire, addicendosi perfettamente agli uomini più facoltosi degli inizi del secolo.

Il gioco sul green conobbe in quegli anni una grande evoluzione, così come il vestiario che ne caratterizzava i giocatori: se infatti agli albori era prediletto un look formale, in seguito ci si aprì a scelte più casual, pratiche ed adatte alla pratica sportiva.

Le fotografie d’epoca ritraggono golfisti che indossano abiti sempre più comodi, simili a quelli indossati durante la quotidianità e spesso in linea con lo stile tradizionale scozzese, uno dei primi riferimenti estetici adottati da questo sport.

Ecco allora sul green giocatori in giacca di tweed – perfetto per riparare dal freddo – coppola, gilet e camicie inamidate e dal colletto bianco.

L’abbigliamento da golf dell’epoca non era però in grado di garantire libertà nei movimenti e l’esaltazione del gusto andava a discapito della praticità e della funzionalità.

A partire dagli anni ‘20, i golfisti mantennero la fedeltà a camicia e tweed, ma allo stesso tempo si mossero verso soluzioni più pratiche, inserendo nell’outfit anche pantaloni alla zuava, cravatta e scarpe bicolori. Nelle giornate più rigide, un morbido cardigan di cashmere e una giacca Norfolk permettevano di ripararsi dalle intemperie e dal freddo.

L’abbigliamento del golfista: l’eleganza cede il passo alla praticità 

Con l’inizio degli anni ‘30, i golfisti iniziarono a prediligere un abbigliamento meno formale, più funzionale e simile a quello utilizzato durante l’orario di lavoro:  pantaloni in flanella dal taglio classico e lineare iniziarono a prendere il posto di cravatte e look elaborati.

Durante il decennio successivo la moda sul green divenne sempre più informale e maggiormente simile a quella presente: i golfisti iniziarono a prediligere scarpe dalla suola chiodata e camicie a maniche corte, comode e adatte per i sinuosi movimenti dello swing.

L’abbigliamento del golfista divenne quindi sempre più funzionale e teso alla performance, pur mantenendo un occhio di riguardo per l’aspetto estetico e le necessità più formali.

A cavallo tra gli anni ’50 e ‘60, sui campi comparve il colore che delineava ormai un abbigliamento del golfista  caratterizzato da tinte più accese e sfumature insolite e non convenzionali.

Solo durante gli anni ’80  lo stile golfistico imboccò la strada dello sportswear così come lo conosciamo oggi. Si diffuse un look caratterizzato da tessuti stretch e idrorepellenti, mentre i capi firmati portarono ad un notevole incremento di sponsorizzazioni legate ai grandi giocatori, elevando la popolarità di questo sport.

 

L’abbigliamento del golfista ed etiquette: quando la classe incontra il golf.

Attualmente, l’abbigliamento del golfista è decisamente più improntato a favorire una buona performance sportiva.

Sul green non è richiesta una particolare divisa, come avviene invece nel caso degli sport di squadra. Esiste però una particolare etiquette che regola l’ammissione del giocatore al Golf Club ed è costituita dalle diverse regole che sono alla base dell’abbigliamento del golfista.

Queste linee guida fan sì che le tendenze sul green siano caratterizzate da indumenti semplici e confortevoli, in grado di lasciare liberi i movimenti: pantaloncinibermuda, gonne non troppo corte, camicie ariose e sneaker (oltre alle classiche scarpe chiodate) rappresentano sono i capi più diffusi sui campi a 18 buche.

 

La cura del dettaglio e degli accessori

Come per gli altri sport, dunque, anche il golf ha assecondato il progresso e sono sempre più numerosi i brand che creano capi in tessuto tecnico, impermeabili e traspiranti,  per agevolare lo swing e facilitare il gioco in qualsiasi condizione atmosferica.

Infine, un aspetto peculiare dell’abbigliamento del golfista sono gli accessori. Importantissimo il guanto, fondamentale per migliorare la presa sul bastone ed evitare le temutissime abrasioni da swing, senza parlare del cappellino, particolarmente utile per proteggersi dal sole e garantire visibilità.

Ultimo elemento – ma non per importanza – le scarpe, spesso caratterizzate da pratici tacchetti in plastica e appositamente disegnate per preservare il campo e garantire la stabilità durante il tiro evitando scivolate sul green.

L’etichetta consiglia quindi una mise comodo, confortevole e funzionale al gioco, con un occhio di riguardo alla sobrietà, che impone di evitare jeans, tute da ginnastica, canottiere senza maniche e pantaloncini o gonne troppo corti.

 

L’abbigliamento del golfista: praticità e stile al Riviera Golf.

Sono ormai molti i brand che hanno deciso di rivolgersi al mondo delle 18 buche con produzioni dedicate interamente all’ abbigliamento del golfista o con specifiche collezioni pensate appositamente.

Spesso il vestiario da indossare sul fairway è caratterizzato da elementi performanti, in materiali tecnici e tessuti ricercati.

Lo stile può essere più o meno ricercato, casual o sportivo, ma in generale l’abbigliamento del golfista mixa sapientemente utilità e ricercatezza.       

Le ditte che si sono aperte al mondo del golf sono ormai diverse: Berluti, Borghi UomoSocapri, Robe di KappaEnergie, Massimo Dutti , Nike, Tru Trussardi, Au Jour Le Jour Garçon, John Varvatos, e molti altri.

 

Da noi al Riviera Golf è presente Golf Etiquette,  uno shop in cui potrai trovare tutte le ultime novità: abbigliamento tecnico, scarpe, ferri, sacche e tutto ciò che riguardal green e la passione legata a questo affascinante universo.

 

Ti aspettiamo quindi al Riviera Golf, dove il golf si respira nell’aria !

Una Foto Storica-Il mondo del golf raccoglie spesso tante curiosità e avvenimenti che ne fanno un universo composito, in cui rientrano certamente scores e partite, ma all’interno del quale trovano spazio anche fatti, personaggi, racconti capaci di stupire nella loro…eccezionalità!

Un esempio? Uno scatto fotografico apparentemente semplice, in realtà assai particolare!

Spesso i Presidenti si sono accostati per puro piacere o necessità di immagine al golf che, soprattutto se si guarda al passato, rappresentava uno sport d’élite destinato alla stretta oligarchia di privilegiati e potenti, ed era quindi perfettamente associabile all’immagine di politici e personalità influenti.

Quest’amore per il golf  (passione vera o di facciata che fosse!) non ha mai interessato però gli esponenti di un determinato e preciso schieramento ideologico-politico, in primis chi, all’epoca della guerra fredda, apparteneva allo schieramento opposto a quello capitanato dagli Stati Uniti: i Paesi del blocco sovietico e quelli ad essi anche lontanamente collegati, si ponevano infatti in posizione diametralmente antitetica ai valori, allo stile di vita, alle pratiche vigenti presso gli USA e gli Stati ad essi connessi.

In quest’ottica rientrava ovviamente Cuba, ove Fidel Castro, esponente di punta scomparso all’età di 90 anni, non ha mai nascosto la sua avversione ad un certo stile di vita americano, in cui certamente rientrava anche lo sport del golf, considerato molto distante dal “popolo”, e quindi del tutto criticabile.

Esiste però una fotografia che costituisce una vera e propria curiosità del golf e che parrebbe smentire quest’avversione al mondo a stelle e strisce: l’immagine fa parte di una serie di scatti che infatti ritraggono Castro mentre pratica insieme all’allora inseparabile Ernesto Che Guevara sul campo da golf del “Colinas de Villareal Golf Club”, situato presso la città de L’Avana.

Una delle supposizioni legate a questa improbabile partita cubana, è da ricollegarsi alla possibile provocazione che il Lider Maximo cubano volle rivolgere nei confronti dell’allora presidente americano Eisenhower, reo di aver annullato un incontro ufficiale con Castro.

Secondo molti Eisenhower aveva infatti utilizzato la scusa di una improrogabile partita di golf, sport che amava al punto da essersi fatto costruire un piccolo campo pratica presso i giardini della Casa Bianca (anche se fonti più probabili indicano che a saltare fu un incontro tra Krusciov ed Eisenhower, per cui il presidente russo aveva addirittura fatto costruite un green nei pressi di Mosca).

Ipotesi successiva legge la celebre e curiosa fotografia come un tentativo di distensione nei confronti degli Usa, ed in particolare di John Kennedy, golfista appassionato ed esperto.

Nel 1961, terminato il mandato di Eisenhower, i mass media diffusero le immagini del giovane presidente statunitense mentre, con il suo stile composto ed impeccabile, praticava sul green.

Fidel allora decise di farsi immortalare nel medesimo contesto, contrastando ironicamente lo stile “glamour” di Kennedy, con il quale avrebbe dovuto essere organizzata in seguito una reale partita a golf.

Le immagini di Castro e Che Guevara (che da giovane in Argentina aveva prestato servizio come caddie!) denotano palesemente la propria carica di ironia parodia: entrambi in tenuta militare, con tanto di cappello grigio-verde ed anfibi palesano la propria inesperienza sul campo da gioco, imperizia evidente anche nei risultati di quella storica iconica partita, che si concluse con la vittoria del Che per 127 colpi contro 150 di Castro…scores di certo non brillanti, soprattutto a confronto con la media degli 80 colpi necessari a JFK, esperto golfista, per terminare un percorso!

Indipendentemente dalla motivazione reale sottesa allo scatto, alle ideologie ed all’evolversi dei fatti accaduti in quel periodo storico così intenso e decisivo, questa immagine resterà per sempre una pietra miliare della storia occidentale…e, perché no?, della storia del golf.

 

 

Uno sport integrato.

Spesso, chi non conosce il golf, lo ritiene uno sport elitario, destinato a particolare categorie socio-economiche, distante dalle donne, dai bambini, e…dai disabili. Niente di più errato ed infondato, ma nel 2018 è ancora necessario combattere contro i pregiudizi che dipingono erroneamente la pratica golfistica che, disciplina in realtà altamente inclusiva e trasversale, cui la maggioranza delle persone si può accostare senza troppi problemi o vincoli dati da età, situazione economica, gender.

Volendo analizzare più da vicino il rapporto che sussiste tra golf e persone diversamente abili, è importante sottolineare come nel golf i giocatori con disabilità possono confrontarsi insieme a quelli normodotati in condizioni di assoluta parità; infatti la pratica golfistica risulta – insieme alla vela – l’unico sport concretamente “integrato”, in cui golfisti in carrozzina, ipovedenti, o con disabilità intellettive possono gareggiare non solo fra di loro, ma con golfisti normodotati, dando vita a competizioni avvincenti e piene di colpi di scena.

I numeri relativi ai giocatori disabili ed agli spettatori di simili realtà competitive stanno spingendo verso una positiva probabilità: pare infatti che questa disciplina sarà ammessa ai Giochi Paraolimpici del 2020, dimostrandone il successo e l’appagamento che è in grado di fornire a giocatori e spettatori.

 

L’importanza dell’evoluzione delle attrezzature.

Per rendere possibile la competizione tra disabili e normodotati, sono sufficienti alcuni importanti accorgimenti relativi al tipo di attrezzature fornite durante il gioco.

Il golf è uno sport che, nel suo sviluppo, è sempre stato strettamente interconnesso alla evoluzione delle attrezzature (bastoni, palline, abbigliamento…) atte a praticarlo, e tale legame è altresì evidente nella possibilità che vi si accostino anche le persone con disabilità.

Quella golfistica è l’unica attività con palla dove il terreno di gioco, a differenza di quanto accade ad esempio nel tennis, nel calcio o nel basket, non risulta standardizzato: ogni green presenta caratteristiche differenti e ciò potrebbe costituire un problema per i giocatori con difficoltà (o impossibilità) di deambulazione.  Tale ostacolo è stato però brillantemente aggirato dalla ricerca che ha messo a punto la Paragolfer, una speciale carrozzina progettata specificatamente seguendo le direttive della ADA (la Americans with disabilities act del 1990, cioè la Legge sugli Americani con disabilità), norme accettate in tutti i più celebri campi da gioco internazionali. Questa speciale e avveniristica “macchina” (dotata altresì di un ombrello in grado di schermare il sole e di particolari ruote atte a preservare il manto erboso) costituisce un sostegno indispensabile per il giocatore che non può muovere le gambe in quanto riesce a sollevarlo e porlo esattamente in corrispondenza della pallina, che può essere quindi colpita con facilità e precisione paragonabili a quelle messe in campo da un qualsiasi altro golfista.

Per i giocatori non vedenti sono invece presenti altre tecnologie che permettono loro di confrontarsi alla pari in qualunque tipo di sfida: è previsto che vengano accompagnati da un coach che li aiuta ad allinearsi prima del colpo e, in caso di tiro dal bunker (la buca di sabbia presente soventemente sul percorso), hanno la possibilità, preclusa ai “colleghi” senza disabilità, di appoggiare il bastone per poi colpire la pallina.

Per coloro i quali hanno ad esempio difficoltà nell’uso delle braccia, come ad esempio i giocatori affetti da focomelia, sono previsti speciali bastoni realizzati su misura ed agganciati sì da rendere agevole il colpo.

 

I nomi.

Per quanto concerne i giocatori, famosissimo risulta l’inglese Richard Saunders il quale, nonostante una seria forma di focomelia congenita, è un giocatore agguerrito ed assai valido, con ottimi risultati alle spalle, resi possibili anche grazie agli speciali ferri di cui si serve per mandare la pallina in buca.

Per quanto concerne i non vedenti, doveroso citare l’italiano Andrea Calcaterra che, affetto da una progressiva diminuzione della vista fino alla totale cecità del 1998, ha continuato a coltivare la passione per il golf, portando a casa tante vittorie e soddisfazioni (per fare solo un esempio, un ottimo secondo posto nel 2014 non occasione della World Blind Golf Championship disputata in Australia).

Menzione speciale a Pierfederico Rocchetti, primo golfista con disabilità in Italia e secondo in tutta Europa a ricevere un invito a partecipare ad una competizione per professionisti senza disabilità; proveniente da una famiglia di golfisti, nonostante una emiparesi ad una mano, Rocchetti ha partecipato a ben 11 Open internazionali, attestandosi per quattro volte al vertice della classifica europea e quarto in quella mondiale.

Altri nomi celebri – tutti ipovedenti o non vedenti – sono il ligure Mirko Ghiggeri e Stefano Palmieri mentre, per quanto concerne le ladies, impossibile tralasciare Chiara Pozzi Giocosa, la quale – persa la vista in seguito a un intervento di chirurgia estetica – ha alle spalle tantissimi successi: campionessa del mondo dei non vedenti in Inghilterra nel 2010, nuovamente campionessa in Canada nel 2012, prima delle Ladies nel British Blind Open nel 2014. Altro nome appartenente alle quote rosa è quello di Camilla Bernini che, con la sua protesi del braccio sinistro in grado di scomporre il movimento di gomito, polso e dita, tira assai meglio di tante colleghe normodotate e che dal 2012 è allenatrice di una squadra femminile di golf negli USA.

Per quanto concerne i più piccoli, menzione d’onore spetta a Tommy Morrisey: nato senza il braccio destro, il giovanissimo campione ha fatto tanto parlare di sé, dei suoi potenti drive e della sua tecnica ammirevole. Conosciuto come “The one arm golfer” il seienne ha recentemente vinto in occasione delle qualifiche locali del Drive Chip & Putt Championship, la cui finale è prevista per il prossimo aprile sul green di Augusta. Il baby campione usa la sua notorietà per raccogliere fondi per le famiglie bisognose e – nonostante la tenera età –  è un esempio di tenacia e forza di volontà.

 

Il futuro.

La Federgolf da qualche anno ha accolto al proprio interno le federazioni che si occupano di promuovere il golf praticato dalle persone con disabilità, dimostrando una positiva apertura che ha portato ad aumento di golfisti desiderosi di giocare e superare le proprie difficoltà, con passione, grinta e risultati del tutto paragonabili a quelli dei loro colleghi normodotati.

Ci auguriamo che gli stimoli e le occasioni di gioco siano sempre maggiori, sì da permettere a sempre più persone di godere degli enormi benefici che il golf sa loro donare: infatti, oltre alla indubbia valenza sul piano fisico, è orma dimostrato che la disciplina golfistica ha un vantaggio anche sul piano psicologico in quanto capace di rendere consapevoli delle proprie potenzialità, della capacità di superare gli ostacoli costituiti dalla disabilità, di incrementare la socializzazione con gli altri in meravigliosi contesti naturali quali quelli costituiti dal green.

Tutto questo porta all’augurio di poter incontrare sempre più spesso sui campi da gioco disabili…abilissimi in una disciplina appassionante ed inclusiva come è il golf.

Chi l’ha detto che viaggiare in Africa significa “solo” safari, visita alle bellezze naturalistiche ed emozionanti paesaggi?

Se vi dicessimo che potete abbinare l’esperienza del safari e dell’avventura… al vostro amore per il golf?

Nel “continente del Sole” è infatti possibile godere di una vacanza caratterizzata dalla perfetta sinergia tra natura, mare, scoperta e …pratica golfistica.

Esistono infatti ben 42 green diversi, accomunati dalla perfetta qualità dei percorsi e da un’accurata ricerca in grado di preservare al meglio il territorio, regalando al tempo stesso un’esperienza unica al turista golfista, disposto a viaggiare e compiere ampi spostamenti per praticare sui meravigliosi campi da gioco africani.

In particolare, lo stato del Kenya si è dimostrato particolarmente ricettivo nei confronti del turismo golfistico, mettendo in campo offerte assai complete e diversificate, che permettono addirittura di spostarsi da un green all’altro con piccoli voli interni, capaci di creare una rete coesa e funzionale ai tanti golfisti che decidono di regalarsi un viaggio magico, indimenticabile, in perfetta sinergia tra avventura, natura e sport.

I campi da gioco kenioti – inseriti del magico contesto naturalistico africano, con la sua varietà di colori, territori, varietà faunistica – regalano ad ogni buca un mini safari, sono molto diversificati e appaganti, e risultano caratterizzati anche dai costi contenuti e altamente avvicinabili (massimo 45 euro di tariffa green fee).

Esclusi ovviamente quelli dislocati sulla costa, quasi tutti i percorsi golfistici sono situati in posizioni in grado di dominare il territorio circostante, ad un’altezza che varia tra i 1700 ed i 2000 metri sul livello del mare, e che permette lunghi e spettacolari colpi.

I primi campi da gioco realizzati in Kenya – grazie ai quali è nata la storia golfistica di questa zona – sono quelli situati presso la città di Nairobi, capitale del Paese: il Royal Nairobi risale al 1906, mentre il più celebre Muthaiga Golf Club ha come data di fondazione il 1913.

Per quanto concerne questo secondo famosissimo green, esso si sviluppa a 1710 metri d’altezza e si caratterizza per i numerosi ostacoli d’acqua e gli ampi dislivelli, che rendono il gioco assai appassionante. Il campo – sede dal 1968 del Kenya Open e luogo di passaggio per tantissimi golfisti europei – consente anche di accostarsi alla fauna locale – in particolare i macachi – che trasformano l’esperienza golfistica in qualcosa di molto vicino ad un vero e proprio safari, ogni volta emozionante e diverso.

Sempre nella zona della capitale, si sviluppa un altro green famoso che ha però altri focus attrattivi: stiamo parlando del Windsor Golf Hotel & Country Club, un resort di lusso dotato di 130 camere, inserito in una splendida struttura di stampo vittoriano, dotata di tutti i possibili confort. Il green risale al recente 1992 e crea un percorso assai diversificato, giocato tra meravigliosi fairway che si snodano attraverso la foresta vergine, frequenti bunker e ostacoli d’acqua sulle rive dei quali spesso si possono incontrare i magnifici rappresentanti della ricca fauna locale, in grado di rendere magica ogni buca.

Impossibile non citare altresì il Karen Country Club, il green posto accanto alla meravigliosa casa-museo della famosissima Karen Blixen, autrice de “La mia Africa”, campo divenuto famoso in quanto luogo di elezione di Edoardo Molinari in occasione del Kenya Open del 2007.

Altri meravigliosi campi sono poi quelli inseriti nel contesto della Rift Valley, la più grande al mondo, che collega Africa ed Asia lungo un’area di oltre ottomila chilometri.

La zona ospita il Great Rift Valley Longe & Golf Resort, una meravigliosa struttura con camere realizzate su suggestive palafitte in legno, da cui la vista può spaziare sulla sconfinata valle. Il green ospita oltre trecento specie volatili, antilopi e zebre, ed è posto ad un’altitudine di oltre duemila metri sul livello del mare.

Il Kenya è poi celebre per il Masai Mara, una delle zone più conosciute e visitate dai turisti di tutto il mondo. Anche in questo territorio è possibile coniugare piacere della scoperta africana con passione golfistica. Come? Soggiornando presso il Bateleur Camp, capace di regalare ai visitatori una totale immersione sensoriale nel meraviglioso contesto naturale, con tanto di tende-suites immerse nella foresta, spedizioni fotografiche e indimenticabili cene sotto le stelle.

Menzione speciale la merita infine il Baobab Coursesede ufficiale della PGA statunitense – inaugurato nel 2009 e prossima prestigiosa sede del Ladies European Tour, il green offre la possibilità di praticare un ottimo golf e di godere altresì della vicinanza dell’oceano, che lambisce la meravigliosa spiaggia adiacente alla struttura.

La quantità e la pregevolezza delle strutture golfistiche del Kenya dimostra quanto il turismo golfistico africano – in particolare keniota –  sia prolifico ed ormai perfettamente integrato nel contesto del Paese, in grado di estendere anno dopo anno il proprio bacino di utenza, rappresentando la perfetta sinergia tra natura, passione, sport e avventura.

Da provare.

Un’altra giovane campionessa, un’altra ragazza determinata a vincere, un’altra rappresentante della passione femminile per il mondo del golf.

E’ Diletta Facchini, la quindicenne fiorentina che da quest’anno farà parte della squadra agonistica femminile del Riviera Golf, formata da tre ragazze decise a gareggiare passo dopo passo con grinta per portare alta l’egida del campo marignanese, obiettivo dopo obiettivo.

La squadra agonistica femminile – fortemente voluta dal Golf Manager Michele Bosco, golfista esperto e profondo conoscitore delle dinamiche del green – sarà seguita da Mauro Bianco e dagli altri maestri della accademia che da quest’anno sarà a disposizione dei golfisti sul fairway del Riviera Golf e darà l’opportunità di seguire tanti corsi diversificati e declinati differentemente, per seguire l’avvicinamento al golf o il perfezionamento della tecnica di gioco.

Diletta Facchini sarà allenata dai maestri e seguirà, insieme a Giorgia Piccini e Isabella Antonelli, un percorso fatto di impegno, determinazione e un calendario ricco di sfide che porteranno la squadra agonistica femminile del Riviera Golf a confrontarsi con tante altre giovani appassionate giocatrici, su diversi campi nazionali.

 

La giovanissima giocatrice è la dimostrazione dell’alta inclusività e della ampia trasversalità del golf, che può essere praticato fin dalla più tenera età, come ci racconta la stessa Diletta, che ha iniziato a giocare addirittura all’età di circa 5 anni, muovendosi sul fairway insieme alla sua famiglia, che l’ha sempre incoraggiata e sostenuta.

Diletta ormai può essere considerata una giocatrice esperta e dalle grandi abilità e – riguardo alla pratica golfistica – afferma che “il golf è attualmente uno sport praticabile da tutti e sicuramente non più costoso di altri, una pratica che mi affascina profondamente perché giorno dopo giorno mi regala la possibilità di mettermi alla prova sul piano fisico e mentale,  e l’occasione di raggiungere risultati individualmente, misurandomi con me stessa, la mia forza di volontà, superando paure e sfide”.

 

Sono ormai numerose le gare cui Diletta Facchini ha già partecipato in passato, ma, come ogni sportiva e come le sue compagne della squadra agonistica femminile del Riviera Golf, nel suo cuore riserva certamente un posto speciale ad una competizione in particolare, la “Quercia d’oro”.

La gara, disputata lo scorso anno, ha segnato profondamente il ricordo della agguerrita quindicenne, perché, dopo aver chiuso il primo giorno in testa, Diletta sostiene di aver dovuto lottare con particolare grinta “per portare a casa un secondo posto su un campo sicuramente non dei più facili. L’ultimo giorno in particolare è stato molto impegnativo ma allo stesso tempo davvero emozionante, perché ho lottato insieme al mio caddy, il mio babbo, e siamo riusciti a portare a casa il massimo.”.

Davvero un ottimo risultato quindi, e profondamente significativo se si aggiunge il fatto che a seguirla come caddy c’era proprio un fan d’eccezione, quello più importante di tutti, il padre, pronto a sostenerla colpo dopo colpo con tutto l’amore possibile.

 

Quando le chiediamo di raccontarci le emozioni e le sensazioni provate sul green del Riviera Golf, ove si allena da quest’anno nell’ambito della squadra agonistica femminile, Diletta sottolinea che “la bellissima opportunità di entrare a far parte del team agonistico è stata resa possibile dalla conoscenza con l’amica –  e in seguito compagna di squadra – Giorgia Piccini e con Massimiliano Tanfi, che accompagna il nostro gruppo in occasione delle trasferte e delle diverse gare”.

E’ sorta così l’occasione di conoscere meglio il green del Riviera Golf, “location perfetta –  aggiunge Diletta – per migliorare giorno dopo giorno e realtà capace di creare un ottimo programma per gli agonisti e i golfisti più appassionati”.

La giovanissima golfista ha potuto così entrare a far parte della squadra agonistica femminile, “un team composto da valide giocatrici, con le quali ho instaurato un ottimo rapporto: amiche preziose “conosciute in modo sempre più approfondito durante le tante gare che ci hanno permesso di dare vita ad un ottimo feeling, fondamentale per dare il massimo all’interno della nostra squadra in rosa, la squadra agonistica femminile del Riviera Golf”.

 

Il 2018 si preannuncia così un anno davvero intenso e ricco di stimoli per la quindicenne fiorentina, determinata a “migliorare nel gioco, sperando di ottenere buoni risultati per inseguire il sogno nel cassetto e fare tante proficue esperienze nelle maggiori manifestazioni previste in calendario”.

 

E noi siamo certi che il Riviera Golf e la sua squadra agonistica femminile saranno l’occasione perfetta per Diletta – giovane con la testa piena di sogni e la grinta di una campionessa – e per i tanti appassionati e neofiti che decideranno di permettere alla loro passione di guidarli in un percorso ricco di divertimento, energia e … uno sport capace di affascinare, colpo dopo colpo.

 

 

Riviera Golf: lo sport è solo l’inizio.

 

Continua il nostro viaggio in un mondo fatto di determinazione, passione e energia femminile: stiamo parlando della squadra agonistica femminile del Riviera Golf, formata – dietro l’impulso fornito dal Golf Manager Michele Bosco – da tre ragazze pronte a conquistare un obbiettivo dietro l’altro.

La squadra agonistica femminile sarà seguita da Mauro Bianco e dagli altri maestri della omonima accademia che da quest’anno sarà presente sul campo del Riviera Golf per allenare le squadre agonistiche ed occuparsi dei corsi dedicati ai golfisti esperti ma anche ai tanti neofiti che ogni giorno scelgono di accostarsi all’appassionante disciplina golfistica.

Tre giovani golfiste con la testa piena di sogni, la voglia di continue sfide e alle spalle già una serie di brillanti risultati.

Come quelli ottenuti da Isabella Antonelli, diciassettenne perugina determinata e in grado di raggiungere ottime performances per distinguersi nelle tante competizioni in calendario quest’anno sia sul campo del Riviera Golf, sia presso altri circoli ove la squadra agonistica femminile difenderà con orgoglio e passione la bandiera del campo marignanese.

Oggi la incontriamo per porle qualche domanda sul golf e sulla nuova intensa avventura che ha deciso di intraprendere sotto l’egida del Riviera Golf.

 

Sei giovanissima ma già in grado di dimostrare un ottimo controllo di tecnica ed emotività sul campo. Raccontaci di te e della tua passione per il golf.

Ho iniziato a giocare relativamente tardi – a 13 anni – ma se potessi ritornare al passato, inizierei prima!

Il mio incontro con il golf è stato molto strano e particolare.

L’ambito golfistico fa in realtà parte della mia vita da moltissimo tempo: mio padre gioca a golf da molti anni ormai e quando ero piccola ha provato in tutti i modi a farmi avvicinare a questo sport, ma non c’era nulla da fare: non esisteva attività che odiassi di più al mondo. Poi in una rovente giornata dell’agosto 2013 mi sono ritrovata per puro caso in campo pratica, ho impugnato il greep di un ferro 7 e non l’ho più lasciato. Ed ora faccio addirittura parte della squadra agonistica femminile del Riviera Golf!

 

Il golf è uno sport avvincente, tecnico ma altresì capace di far vivere grandi e intense emozioni. Come percepisci questa pratica, come vivi personalmente il green?

 

Credo che il golf sia uno sport unico nel suo genere. Mi affascina la continua lotta interiore che il golfista vive con sé stesso mentre cerca di mandare quella maledetta pallina in buca!

Adoro poi la sensazione che si prova nel colpire la tanto agognata sfera, una emozione che si avvicina a quel godimento assoluto che tutti cercano ma che nessuno alla fine raggiunge.

Il golf mi ha insegnato molto, e in particolare ho compreso che l’unico modo per ottenere dei risultati in questo sport come nella vita quotidiana è lavorare sempre al massimo e non pensare mai di essere arrivati a destinazione, ma soprattutto riuscire a domare quei mostri che ognuno di noi ha dentro, colpo dopo colpo, passo dopo passo.

 

La pratica golfista – va sottolineato – risente poi spesso di stereotipi, legati ad un passato attualmente lontano e superato: alcuni lo percepiscono come una attività appannaggio di solo un determinato e preciso target in termini di età, sesso, appartenenza sociale, uno sport per persone mature, preferibilmente appartenenti al genere maschile, o addirittura una pratica lontana dal poter essere considerata a tutti gli effetti come uno sport.

Niente di più falso e lontano dalla realtà, ma comprensibile se si pensa che nel nostro Paese – a differenza di altri Stati – non esiste ancora una cultura del golf, coerente e strutturata: le persone spesso non conoscono realmente questo sport e non sanno cosa significhi praticarlo.

Mi auguro che le cose cambino presto e questa possibilità di rinnovamento del punto di vista comune dipende largamente dal mondo giovanile, in particolare da noi ragazze: noi golfiste abbiamo la possibilità di dimostrare quanto il golf possa essere inclusivo e trasversale, praticabile da un target davvero molto vario e composito.

E la squadra agonistica femminile del Riviera Golf rientra certamente in questo iter di progresso.

Hai ormai all’attivo numerose vittorie e tantissime gare che ti sono servite per misurarti sul campo e migliorare, sfida dopo sfida. C’è una competizione che ti ha maggiormente lasciato un segno, nella memoria e nel cuore?

 

Sicuramente è la vittoria nell’ambito della gara nazionale di due giorni giocata al golf club Conero. Durante la prima giornata non avevo ottenuto un risultato particolarmente brillante, ma ero riuscita comunque a portare a casa un discreto risultato, ritrovandomi così terza a cinque colpi dalla prima golfista in classifica.

La sera prima del secondo giro ero molto tesa ma altresì determinata nella volontà di non perdere l’occasione di impegnarmi al massimo.

Quella domenica ho giocato il giro più bello e divertente della mia vita: ho iniziato a recuperare colpi su colpi, ritrovandomi in parità con le altre due ragazze sul tee della sedicesima buca

Ricordo che in quel momento non riuscivo neanche a vedere la direzione esatta per il tee shot, scorgevo solo mio padre, tesissimo.

Alla fine, due par sono bastati per vincere e sono scoppiata a piangere, perché provenivo da un periodo molto difficile in cui mi ero impegnata molto senza riuscire ad ottenere risultati determinati e brillanti.

Quella del Conero è stata una gara cruciale per la mia crescita perché ho dimostrato a me stessa di avere le carte in regola per competere con le altre golfiste e la determinazione necessaria a mantenere la concentrazione fino all’ultimo put della diciottesima buca.

Una esperienza indimenticabile!

Da quest’anno fai parte della squadra agonistica femminile del Riviera Golf. Come è nata la possibilità di fare questa esperienza, così ambita per una giovane golfista, e cosa significa per te entrare in questo team in rosa?

 

Abitando a Perugia non credevo che avrei mai potuto avere un’occasione di questo genere e invece, grazie alla mia compagna di squadra Giorgia Piccini e a Massimiliano Tanfi che ci accompagna durante le competizioni, sono entrata in contatto con il Riviera Golf, innamorandomi dell’ambiente che lo contraddistingue e della professionalità che vi si respira.

Mi sento davvero onorata di poter rappresentare in giro per l’Italia il Riviera Golf Club, circolo che può vantare uno staff accogliente e ben organizzato, location stimolante e attraente per noi golfisti perché caratterizzata da un percorso suggestivo e molto tecnico, ma soprattutto dalla particolare atmosfera che si respira quando si gioca.

È un luogo in cui puoi trovare pace e tranquillità ma allo stesso tempo provare quella tensione agonistica che ti permette di divertirti mentre giochi con i tuoi compagni.

 

Il Golf Manager del Riviera, Michele Bosco, mi ha dato fiducia e attualmente ho la possibilità di competere a livello nazionale con la squadra agonistica femminile, una occasione davvero incredibile e intensa cui ho sempre aspirato: far parte di una bella squadra e poter dare il mio contributo per affermare il nome del nostro circolo in tutta Italia.

 

L’ingresso nella squadra agonistica femminile significa per me lavoro, sacrificio e tanto divertimento.

Sono molto contenta del gruppo che si è formato, ci aiutiamo molto e ci sosteniamo a vicenda anche se a causa della distanza non ho la possibilità di vedere Giorgia e Diletta spesso quanto invece vorrei, ma ci teniamo costantemente in contatto, sostenendoci a vicenda e scambiandoci qualche consiglio tecnico.

Ho la fortuna di aver accanto persone uniche che ci aiutano e ci sostengono giorno dopo giorno, e spero davvero di poter rappresentare al meglio il Riviera Golf, per rendere così orgogliosi tutti i soci del club e pienamente soddisfatte tutte le persone che faranno il tifo per noi.

Credo che il nostro team sarà in grado di ottenere ottimi risultati, perché ognuna di noi ha una caratteristica diversa, capace di interagire proficuamente con le qualità delle compagne, creando così la sinergia perfetta…una macchina da guerra sul faiway!

 

Quali sono i tuoi obiettivi golfistici per il 2018?

Sicuramente da questo sport mi aspetto il massimo, aspiro a competere come professionista con golfiste provenienti da tutto il mondo.

Sono consapevole che sarà un percorso impegnativo e difficile, ma credo anche che con la costanza, la pratica, il sacrificio e la forza di sognare, ciascuno di noi possa arrivare dove vuole.

Per quanto concerne la squadra agonistica femminile del Riviera Golf, so che siamo un team nato recentemente, formato da golfiste che giocano insieme e si conoscono da poco tempo.

Sono conscia che dovremo competere con dei team “storici” e affiatati sul faiway, ma sono certa che la nostra squadra agonistica femminile abbia tutte le capacità per ottenere degli ottimi piazzamenti nelle varie competizioni e perché no… vincere!

Tel. +39 0541 955009
Email info@rivieragolf.it

Riviera Golf: dove lo sport è solo l’inizio.

Una ragazza giovane e decisa. E’ così che appare fin da subito Giorgia Piccini, la sedicenne urbinate (di Mercatello sul Metauro) che da quest’anno – insieme a Diletta Facchini e Isabella Antonelli – farà parte della squadra agonistica femminile del Riviera Golf, composta da tre giovanissime golfiste, pronte a competere sui campi italiani sotto l’egida del nostro campo.

Dopo che la squadra agonistica maschile, già all’attivo da alcuni anni, continua a gareggiare e ottenere risultati assolutamente in linea con le aspettative, il golf Manager del Riviera Golf – Michele Bosco – ha dato vita alla squadra in rosa, assieme a Massimiliano Tanfi che la seguirò dal punto di vista organizzativo (accompagnamenti, spostamenti, hotels).

Le ragazze saranno allenate dai professionisti della “Mauro Bianco Golf Academy” presenti sul campo marignanese, e – avendo già all’attivo numerose competizioni –  saranno coinvolte in tantissime sfide a squadre.

La squadra agonistica femminile del Riviera Golf avrà come obbiettivo quello di tenere alta la bandiera del campo e vivere appieno una passione che ormai è entrata pienamente nell’esistenza delle ragazze che ne fanno parte.

Come Giorgia, che incontriamo oggi per farle qualche domanda sul suo amore per il golf, sulle sfide che la impegneranno durante il 2018 e sulla squadra di cui fa parte, la squadra agonistica femminile del Riviera.

 

Da quanto tempo giochi a golf e come è nata la tua passione per questo sport?

Gioco da circa tre anni, quello corrente è il mio terzo anno di gare.

È iniziato tutto molto casualmente e in modo graduale. Prima di avvicinarmi al golf, praticavo la ginnastica artistica, dalla quale mi sono dovuta allontanare a causa di un problema fisico. Nel frattempo tramite alcune iniziative scolastiche, ho avuto la possibilità di recarmi più volte presso un piccolo campo pratica, dove fin da subito il mio approccio con il golf è stato assai positivo.

In seguito abbiamo partecipato ai giochi sportivi studenteschi di putt regionali e nazionali, e mi sono aggiudicata il primo posto: ed è così nata la mia passione per il golf, uno sport che mi ha conquistata sempre di più, colpo dopo colpo, giorno dopo giorno.

Anche grazie a Massimiliano Tanfi – che mi ha sempre motivata e supportata, e che accompagna me e le mie compagne di squadra in occasione dei trasferimenti e delle gare – il golf è ormai diventato parte integrante della mia vita e sono ormai tante le gare cui ho partecipato e che ricordo con emozione (in particolare
la mia prima vittoria in un Trofeo Giovanile, competizione ricca di adrenalina e tensione, soprattutto nelle ultime buche).

Nel 2018 saranno tante le sfide che mi vedranno gareggiare, sia singolarmente – portando comunque innanzi a me la bandiera del Riviera Golf – sia nell’ambito della squadra agonistica femminile di cui da quest’anno faccio orgogliosamente parte.

Alcuni sostengono che il golf sia uno sport appannaggio di solo un determinato e preciso target in termini di età, sesso, appartenenza sociale. Cosa ne pensi?

Ritengo che non ci sia assolutamente un limite di età: il golf può essere praticato da tutti, tenendo ovviamente presente che le aspettative di un giovane golfista sono diverse da quelle che motivano e caratterizzano una persona più adulta. E’ comunque uno sport dotato di grande trasversalità in termini di anagrafica, un mondo cui ci si può avvicinare a qualsiasi età, divertendosi e praticando all’aria aperta, con tutti i benefici che ne derivano.

Per quanto riguarda il sesso, sono convinta che non ci siano differenze sostanziali tra maschi e femmine, che negli ultimi hanno si stanno anzi avvicinando sempre di più al fairway, ottenendo ottimi risultati…e la squadra femminile del Riviera Golf ne è un ottimo esempio!

Infine, il preconcetto che vede il golf come appannaggio di un target dotato di potere di spesa assai elevato è ormai ampiamente superato: ci sono tante iniziative ed offerte legate a questo sport, cui ci si può avvicinare senza oneri realmente gravosi. Certo va sottolineato che – come in qualsiasi altro sport! – se si inizia a gareggiare in competizioni a livello nazionale – come accadrà alla nostra squadra agonistica femminile –  le spese legate agli spostamenti diventano necessariamente più significative.

Quali sono gli aspetti del golf che maggiormente ti affascinano e che ritieni utili per misurarti con te stessa e gli altri?

Credo che il golf rispecchi pienamente la vita e la personalità di chi lo pratica: lungo il percorso delle 18 buche emergono inevitabilmente anche le più piccole sfumature del carattere di ogni golfista, chiamato a misurarsi ad ogni colpo con sé stesso.

Amo il golf proprio per questo, poiché è una continua sfida, con le proprie paure e i propri limiti, uno sport capace di farti crescere e maturare giorno dopo giorno, sfida dopo sfida. Negli ultimi tre anni credo di essere cresciuta tantissimo e – grazie al golf – ho compreso che nella vita non bisogna arrendersi mai, ma lottare e fare sacrifici necessari ad ottenere risultati per noi importanti. E lo dimostrerò ancora una volta nell’ambito della squadra agonistica femminile del Riviera.

Fai parte della squadra agonistica femminile del Riviera Golf. Quali sono gli aspetti del campo che ami maggiormente?

E’ un campo ricco di aspetti tecnici assai interessanti: le prime nove buche, disegnate dall’architetto Luigi Rota Caremoli, risultano molto “delicate” e capaci di seguire le caratteristiche naturali del territorio in cui sono inserite, mentre le seconde nove – opera del canadese Graham Cook – ricordano un links scozzese, spesso reso difficile dalla presenza del vento. Ed è proprio la commistione tra aree così differenti che fanno del percorso del Riviera un’ottima occasione di gioco.

Inoltre, credo che il Riviera possa vantare la Club House più bella d’Italia. Mi piace molto il clima che si respira, soprattutto da quando a gestire la struttura è giunto Michele Bosco, Golf Manager con una mentalità propensa all’agonismo, aspetto che condivido pienamente e che emergerà durante le competizioni che ci vedranno coinvolte come squadra agonistica femminile.

Cosa significa per te poter affermare di far parte della squadra agonistica del Riviera?

Devo ringraziare il nostro Golf Manager Michele Bosco ed altresì il nostro accompagnatore Massimiliano Tanfi, che hanno creduto nella possibilità di dar vita a questa squadra, mirabilmente seguita dal punto di vista tecnico dalla “Mauro Bianco Golf Academy”, davvero una academy fatta da grandi professionisti capaci di prepararci al meglio alle diverse sfide che incontreremo durante la stagione 2018.

Saranno infatti tantissime le gare che affronteremo, come ad esempio i campionati regionali in aprile e il Trofeo Pallavicino per squadre giovanili femminili, occasioni importanti per far emergere la squadra agonistica femminile del Riviera Golf.

La squadra agonistica femminile è per me una splendida opportunità per poter competere all’interno di numerose gare a squadre, ed altresì per poter portare sempre più in alto il nome del Riviera Golf, che ha creduto in me e cui devo molto.

Per me è sicuramente un grande orgoglio far parte di questa squadra e ne sono onorata, e sono felice di poter condividere questa mia passione con le mie compagne, Diletta e Isabella,
ragazze simpaticissime con le quali ho uno splendido rapporto e una grande intesa dal punto di vista umano e golfistico.

Daremo il massimo per ottenere i migliori risultati possibili e far sì che la squadra agonistica femminile del Riviera Golf venga promossa in A1, questo è certo. Il mio sogno è quello di diventare
una professionista, e sono certa che, impegnandomi al massimo, potrò farcela.

Anche quest’anno quindi le sfide saranno tante e siamo certi che le ragazze sapranno mettere in pratica gli insegnamenti dei professionisti della Mauro Bianco Golf Academy per…portare al cielo la bandiera del Riviera Golf!

 

Riviera Golf: dove lo sport è solo l’inizio.

Filippo Bernabè : Insegniamo oggi ai giovani campioni di domani!

Il golf negli ultimi anni ha saputo mostrare la propria inclusività e la propria trasversalità, caratterizzandosi finalmente per ciò che è davvero, al di là dei pregiudizi: uno sport avvincente, altamente ricettivo e capace di emozionare tanti appassionati, provenienti da categorie socio-economiche, di genere e anagrafiche assai diversificate.

Uno sport amato da un pubblico sempre più vasto, che vi si accosta tramite il supporto di circoli, iniziative e professionisti sempre più mirati e strutturati.

Oggi ne parliamo con Filippo Bernabè, grande promessa del golf italiano, giovanissimo e preparatissimo maestro della “Mauro Bianco Academy” del Riviera Golf.

 

Sei giovanissimo eppure hai già dimostrato il tuo valore sul green e intrapreso un viaggio ricco di soddisfazioni e sfide. Da dove ha origine la tua passione per la pratica golfistica?

E’ un amore nato grazie a mio padre, che mi ha fatto scoprire il golf all’età di otto anni e che amavo sfidare sul campo, perché questo ci permetteva di trascorrere del tempo insieme, facendo una coinvolgente attività all’aria aperta.

Come si è sviluppato il tuo percorso nell’ambito della pratica golfistica? Quale le tappe, i momenti per te più salienti di questo tuo viaggio sul green?

Quando mi sono avvicinato al golf, l’ho fatto innanzitutto per divertirmi: per me era “solo” un gioco avvincente ed entusiasmante. Poi un giorno ho conosciuto il mio primo maestro, Verardo Matteo, che fin da subito mi ha mostrato la possibilità di fare della mia passione un mestiere: da quel momento è iniziato il mio avvicinamento al mondo dell’agonismo e delle competizioni. È stata una strada lunga e molto impegnativa, ma dopo tanti tentativi sono finalmente riuscito ad ottenere la tessera da professionista tanto sognata.

Secondo te quali sono i focus e le principali caratteristiche che distinguono il golf dagli altri sport e ne fanno un unicum?

Al contrario di tanti altri sport individuali, nel golf non si ha (quasi) mai un avversario diretto: sul green il tuo primo rivale è costituito dalla tua mente, dalle tue paure. Quando competi all’interno di una gara, quando colpisci la pallina, quando ti metti alla prova, avverti fortemente questo conflitto e davvero non c’è niente di più gratificante della possibilità di superare te stesso, colpo dopo colpo, buca dopo buca.

Delle tante competizioni, tornei, gare golfistiche, quale ti ha lasciato un segno indelebile e speciale?

Ricordo due gare in particolare che mi hanno profondamente segnato, e che ancora di tanto in tanto rivivo nella mia memoria.

La prima è stata al golf Club Marcata: il mio primo giro “sotto par” in una gara federale importante, uno score di 68 che mi ha catapultato in terza posizione, dandomi la possibilità di confrontarmi con i migliori giocatori italiani di quell’anno. Una grandissima emozione, impossibile da cancellare.

La seconda competizione che resterà impressa a lungo nella mia memoria è certamente rappresentata dai Campionati a Squadre A2: giocavo per il Riviera Golf, e, dopo la certo non brillante prestazione dell’anno precedente, partivamo sfavoriti. La soddisfazione maggiore è stata – per me che ero il capitano del team – posizionarci tra le prime sei squadre e qualificarci per gli A1. Una giornata da ricordare!

Cosa pensi dell’attuale panorama golfistico nazionale, anche in rapporto a quello internazionale?

Quello del golf – nonostante non sia uno sport che ci appartiene culturalmente e storicamente –  è per me una pratica affascinante ed avvincente, che ha bisogno di essere promossa in modo sempre più completo, programmato e strutturato.  In Italia c’è ancora tanto da lavorare: dobbiamo attivarci, creare una proficua sinergia tra le varie realtà sportive, dare vita a promozioni e campagne articolate e attivarci per aumentare sempre più il numero di neofiti, appassionati e golfisti.

Sei parte della “Mauro Bianco Academy” del Riviera Golf di San Giovanni in Marignano. Quali sono i  nuovi messaggi e i nuovi obbiettivi previsti?

È per me un grande onore cominciare a far parte di un team di maestri professionisti e lavorare a stretto contatto con Mauro Bianco e Gianfranco Riandi, grandi golfisti con alle spalle una carriera fatta di successi e sfide avvincenti.

Cercherò di affiancarli con grande attenzione ed energia, mettendocela tutta per apprendere il più possibile dalla vicinanza con due grandi campioni come loro.

Il nostro obbiettivo primario nell’ambito della  Mauro Bianco Academyè certamente far crescere il golf ed in particolare il Riviera Golf, dando la possibilità – ai golfisti già appassionati ma anche ai neofiti – di praticare all’interno di un ambiente sano e familiare, e di vivere questo sport divertendosi e migliorando colpo dopo colpo.

Cosa provi alla idea di lavorare sul green del Riviera golf?

Sono profondamente legato al green del Riviera, che mi ha visto crescere giorno dopo giorno e dove ora ho la possibilità di far coincidere la mia passione per il golf e l’amore per un lavoro che mi regala grandi soddisfazioni. Non posso davvero chiedere di più al momento: sono pronto a partire con questa nuova avventura con un grande carico di energia, passione e aspettative!

 

Sei la dimostrazione di quanto il golf possa essere amato e praticato anche dai ragazzi più giovani, energici e attivi. Quale direzione dovrebbe prendere la pratica golfistica per dimostrare la propria inclusività e trasversalità?

La scorsa estate ho potuto fare una esperienza molto formativa: ho infatti svolto il ruolo di maestro all’interno del Riviera Summer Camp, il camp estivo dedicato ai più piccoli (dai 6 agli 11 anni) e finalizzato ad avvicinare i giovanissimi alla pratica golfistica.

Per rendere la pratica golfistica ancora più fruibile ai giovani neofiti, per le attività del camp abbiamo scelto il metodo SNAG®, sistema ideale per l’approccio del golf in quanto appositamente studiato a partire dai due anni: sviluppato negli Stati Uniti, esemplifica tutti gli elementi basilari del golf, utilizzando una attrezzatura funzionale all’apprendimento dei bambini (palline contrassegnate da frecce per  visualizzare la direzione di gioco, supporti che sostituiscono la buca ed aiutano i principianti nel fare centro, bersagli simili a quelli del tiro con l’arco ed indicati a perfezionare la mira, bastoni diversificati a seconda delle diverse età). E’ certamente un metodo innovativo per avvicinare i più piccoli al golf, perché insegna la tecnica in modo divertente e naturale, partendo da sistemi di gioco che solo apparentemente sono più semplici rispetto alla classica lezione teorica, ma hanno come quest’ultima l’obiettivo di preparare tecnicamente i bambini, tenendo sempre presente la loro innata propensione al divertimento e al ludus.

Questa bellissima esperienza è stata per me centrale per capire quanto il golf possa essere apprezzato anche dai più piccoli, che –  quasi quanto innanzi ai tanto diffusi e criticati videogiochi! – si sentono spronati a tentare e ritentare all’infinito il colpo, misurandosi attimo dopo attimo con le difficoltà incontrate sul green, crescendo così attraverso la sfida contro se stessi.

Il golf è uno sport davvero trasversale e capace di far maturare i piccoli neofiti, ponendoli a contatto con valori e principi che risultano poi fondamentali anche nella quotidianità al di fuori della pratica golfistica: ad esempio, nel golf non ci sono arbitri quindi al bambino sono richiesti grande integrità e rispetto nei confronti del campo, del gioco e degli altri giocatori…davvero un grande insegnamento da trasferire dal green alla vita di tutti i giorni!

 

Cosa ti aspetti dalla nuova stagione del Riviera Golf?

Sono molto fiducioso quando penso al prossimo futuro del Riviera Golf: ho dei colleghi fantastici, entusiasti e preparati, che come me daranno certamente il massimo nell’ambito di un campo – quello del Riviera Golf – che anche nell’ultimo periodo ha conosciuto un vero e proprio cambio di marcia, attraverso il miglioramento dei servizi, la creazione di offerte altamente diversificate e il rinnovamento di uno spirito golfistico sempre più dinamico e fresco.

Sono certo che, grazie alla “Mauro Bianco Academy”, ai numerosissimi golfisti che ci seguono e ai tanti neofiti che miriamo a coinvolgere, quella che abbiamo davanti sarà una grande stagione per il nostro green e un grande momento di crescita professionale e personale anche per…Filippo Bernabè.

 

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Gianfranco Riandi: quando il golf vive tra passione, strategia e un proficuo eterno presente.

 

Un golfista con una articolata carriera alle spalle, da sempre impegnato sul green. Uno sportivo deciso a rendere evidente la grande inclusività e la potente trasversalità insite nella pratica golfistica.

Incontriamo Gianfranco Riandi, che da quest’anno insegnerà nell’ambito della “Mauro Bianco Academy” e che ci racconta il suo amore per il golf, gli obiettivi in programma per il 2018 e le emozionanti novità targate Riviera Golf.

 

È professionista dal 1991. Da dove nasce la sua passione per la pratica golfistica?

Ho iniziato a giocare a golf a sette anni, seguendo l’esempio di mio padre, ottimo golfista che seguivo durante gli allenamenti presso il circolo all’Olgiata, a Roma, ove abitavamo. Si trattava di un centro golfistico che già allora rientrava fra i più importanti d’Italia: disegnato dall’architetto inglese Kenneth Cotton, era già un percorso insidioso che offriva la possibilità di mettersi alla prova e fare pratica.

Il mio maestro e mentore fu Ugo Grappasonni, papà di Silvio, amico di una vita. Con il fratello Guido ci allenavamo fino allo stremo.

Capii presto che, nella vita, volevo vivere e respirare il golf: ed è ciò che ho fatto e continuo a fare tuttora, con la stessa passione di sempre.

Quali sono state le tappe professionali che hanno maggiormente segnato il suo percorso?

Giocavo nella squadra dell’Olgiata e nel 1986 vincemmo il campionato nazionale a squadre.

Nel 1991 decisi di passare a pro: furono anni intensi e stimolanti, ed ebbi la fortuna di essere seguito da un grande maestro, il celebre Dennis Pugh (mi diceva che il mio swing gli ricordava quello di Nick Faldo!), che ho sempre stimato per la schiettezza e la grande umanità che dimostrava sul green ma anche nella vita di tutti i giorni.

Nel 1995, insieme a Gianluca Pietrobono e Vasco Valerio, inaugurai il campo pratica “Tevere golf”, primo campo pratica pubblico a Roma, che ha permesso – allora come adesso – l’avvicinamento a questo sport da parte di un pubblico vastissimo. Avevamo in programma un obbiettivo ambizioso, in cui credevamo: quando ancora il golf era uno sport difficilmente accessibile a causa della considerevole quota annuale, miravamo a far conoscere la pratica golfistica, per renderla così praticabile da un pubblico più vasto e mostrarne le potenzialità trasversali.

Un giorno mi portarono una ragazzina bionda e delicata, e dopo le prime lezioni pensai che aveva potenzialità straordinarie: si chiamava Diana Luna…

In quel periodo alternavo le gare nazionali ed internazionali con la gestione del campo pratica, e nel 2000 vinsi il torneo Carta Nazionale, che bissai nel 2004.

Nel 2008 conquistai invece il “Torneo regionale professionisti del Lazio”, nell’ambito del quale provai la grande emozione di aver accanto un caddy d’eccezione, mio figlio Pierpaolo!

Ho sempre avuto particolarmente a cuore le attività giovanili e, durante i miei dodici anni di insegnamento al Circolo dell’Olgiata, ho seguito a lungo il Club dei giovani, allenando e supportando ogni elemento della squadra. Indimenticabile la vittoria del 2016: ero il coach della squadra agonistica maschile che ha vinto il campionato italiano Pallavicino, sfidando i più forti circoli nazionali.

Per diversi anni ho poi allenato un giovane promettente, Edoardo Lipparelli, già campione italiano, che per meriti sportivi ha frequentato i prestigiosi college di Wellington in Inghilterra, e Illinois in America.

 

Quali sono le principali caratteristiche che contraddistinguono il golf rispetto agli altri sport e ne fanno un unicum?

Il golf è un gioco che ha uno svolgimento particolarmente lungo: sono infatti pochissimi gli sport che possono richiedere quasi 5 ore per essere completati. Ne consegue che all’interno della pratica golfistica uno degli aspetti più importanti da affrontare è certamente la tensione a migliorare la concentrazione e mantenerla per tutte le diciotto buche del green, obiettivo assai ostico da perseguire.

La mancanza di concentrazione è un aspetto che incide gravemente sullo score finale, ma fortunatamente esistono diverse modalità che consentono di migliorare la performance nell’ambito dell’attenzione, modalità che cerco di trasmettere con particolare cura ai miei allievi.

Per ottenere un buon risultato, è necessario arrivare “mentalmente freschi” prima di ogni nuovo colpo, cercando di “spegnere” la mente e frenare l’ansia tra un colpo e l’altro. Questo significa mettere in pratica una serie di procedure mentali che permettano al golfista di non pensare ai colpi precedenti (a meno che non siano stati buoni!), al prossimo colpo, allo swing e –  in generale – lasciare libera la mente da ogni pensiero che conduca a tensione e frustrazione.

Mentre si gioca, è necessario evitare di focalizzarsi sulle speculazioni frutto di incertezza e ansia da prestazione, perché in caso contrario si rischia di consumare le preziose energie mentali di cui dispone il giocatore, che rischia così di perdere la concentrazione, così vitale sul green.

In definitiva quindi, per migliorare l’attenzione durante il gioco, ed in particolare durante l’intervallo tra un colpo e l’altro, è fondamentale liberarsi dal disordine mentale prima di ogni colpo successivo: tra un colpo è l’altro lo stato mentale ideale è “essere nel presente”, con mente libera.

 

Cosa pensa del panorama golfistico nazionale?

Negli ultimi dieci anni, se si escludono gli ultimi anni particolarmente influenzati dalla congiuntura economica negativa, si è registrata in molti Paesi una crescita costante in termini di diffusione del golf, sia dal punto di vista della partecipazione, sia dal punto di vista dell’offerta golfistica.  Ciò è avvenuto, principalmente, grazie ad una maggiore facilità di accesso al gioco e all’aumento della partecipazione giovanile.   In  particolare    in  Italia   la  crescente diffusione  del Golf  è dovuta all’adozione  di nuove  disposizioni  promosse  dalla  Federazione  Golf  e anche al notevole  impegno  dei  singoli  circoli  per  incentivare  la  partecipazione  dei più  giovani.

In passato, il gioco del golf  era  organizzato  in  modo  tale che  l’accesso  al  green  fosse rigidamente  controllato:  si doveva  obbligatoriamente  essere  soci presso  un  circolo  e  ciò comportava  il pagamento  di una  considerevole  quota  annuale.  Dal 2007 questa disposizione non  è più  vincolante  ed  è  stato  introdotto  il  cosiddetto “Tesseramento  Libero” che, a  fronte  di  una  quota  annuale di venti Euro,  prevede  la possibilità per  un  giocatore  junior  di  accedere  a  tutti i  campi  affiliati,  pagando  esclusivamente  la  singola giornata  di gioco.

La  partecipazione  giovanile  è  poi cresciuta  anche  grazie  al  rinnovato  interesse  dei Golf  Club  nei confronti  delle  iscrizioni giovanili, che vengono promosse dalla  maggior  parte dei circoli presenti  sul territorio  nazionale,  attraverso la creazione di  iniziative  promozionali  mirate e finalizzate ad incentivare l’interesse dei giovani, a seguire la  crescita  dei giocatori, a supportare l’attività  agonistica  degli  atleti migliori e più  motivati,  a educare al rispetto  dello  “spirit  of  the  game”  e  alle  regole  di  etichetta.

Analogamente a quanto accade  in  Italia,  anche  i  Paesi ritenuti  più  “evoluti”  dal  punto  di vista  golfistico  hanno  concentrato  i  propri sforzi  sui medesimi obiettivi,  con  lo  scopo  di promuovere  la  diffusione  del  Golf  e  formare  campioni nazionali,  investendo  sui  talenti più  promettenti.

Sono certo che la Ryder Cup, che si giocherà in Italia nel 2022 presso il Circolo Marco Simone, sarà in grado di dare grande risalto a questo splendido sport, e gli italiani non potranno rimanere indifferenti.

 

Fai parte della Mauro Bianco Academy: quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati di raggiungere nel corso di quest’anno?

Sono sempre stato un coach convinto che all’allenamento vada affiancato una intensa programmazione strategica del gioco. Nel golf conta certamente il dato fisico, più tangibile e materiale, quello che ha a che fare in primis con il movimento e con il colpire la pallina. È però fondamentale focalizzarsi sugli aspetti strategici: ogni gioco ha infatti le sue strategie, e  – per un buon gioco sul green – nulla deve essere lasciato al caso. La comprensione della corretta strategia fa la differenza fra due giocatori che in campo pratica appaiono parimenti forti, ed è uno degli obiettivi che cercherò di trasmettere agli allievi che seguirò sul green del Riviera Golf.

 

Quali sono le caratteristiche peculiari del green del Riviera?

Il Riviera Golf Club rappresenta certamente una eccellenza sul territorio romagnolo: il suo percorso, che presenta ostacoli d’acqua alternati a tratti boscosi e green presidiati da bunker insidiosi, è una struttura che si presta ad accogliere diverse tipologie di giocatori, dai neofiti a quelli più esigenti. Il green del Riviera è una realtà perfetta per i tanti golfisti appassionati che risiedono in zona, ma anche per i numerosissimi turisti che da marzo a ottobre animano le coste romagnole.

Ho accettato con entusiasmo l’opportunità di lavorare in questa splendida location, per poter contribuire alla diffusione di questo gioco, ma soprattutto per far comprendere a chi già gioca la possibilità di migliorare il proprio gioco attraverso la messa a punto delle strategie, alla base di ogni buona performance. Troppo spesso infatti i maestri di golf focalizzano la lezione sulle modalità con cui si colpisce la pallina, ma non svolgono lezioni in campo, cruciali per rendere ottimale l’allenamento con il maestro.

 

Cosa ti aspetti dalla nuova stagione del Riviera Golf?

Gli obiettivi che noi della “Mauro Bianco Academy”, realtà differente da quelle esistenti in Italia, ci siamo prefissati sono numerosi e articolati: in primis miriamo a far sì che la nostra Academy – attraverso l’organizzazione di clinic, eventi per i bambini e offerte speciali – diventi il punto di riferimento per coloro i quali desiderino iniziare a conoscere questo bellissimo gioco, e l’estate sarà certamente l’occasione adatta anche ai tanti turisti occasionali per avvicinarsi a questo sport.

Altra finalità per noi centrale risiede nella possibilità che la nostra scuola divenga quasi un prezioso “passaggio obbligato” per i giocatori che desiderino un Up-grade del livello del loro gioco, attraverso speciali sessioni di strategia in campo.

Infine, fondamentale per tutto il team della Academy, è riuscire a rendere unica e indimenticabile ogni giornata trascorsa al Riviera Golf Resort: e sono certo che con la sinergia che si è già creata all’interno della nostra squadra, la location eccezionale e la positività che si respira quotidianamente sul green, questo sia un obiettivo assolutamente…vincente!

 

 

Mauro Bianco Golf Academy: ogni giorno un obiettivo.

 

 

 

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Mauro Bianco classe ’62, professionista dal lontano 1984, una carriera ricca di successi, gare ed ottimi risultati.

Sarà la punta di diamante della “Mauro Bianco Golf Academy”, che da quest’anno i golfisti – già praticanti o neofiti – potranno trovare presso il Riviera Golf di San Giovanni in Marignano.

Tantissimi i progetti in programma, numerosi ed articolati gli obiettivi previsti, variegate le declinazioni delle attività in calendario per la stagione 2018.

Iniziamo a scoprire le novità attraverso l’intervista che il maestro Bianco ci ha rilasciato per delineare un anno che si preannuncia ricco di stimoli ed entusiasmo.

 

Quale l’origine del suo amore per la pratica golfistica?

“Il mio amore per questo sport è nato da mio padre Mario, anche lui maestro di golf, nei primi anni ‘60 al Golf Club Menaggio, uno dei campi più vecchi d’Italia, dove abitavamo una casa collocata sul Tee della buca uno. A quel tempo non esistevano né golf cart né carrelli elettrici, solo i caddies, che nei momenti di pausa o nell’attesa dei loro clienti, mi portavano in campo a giocare. Lì è scattata la scintilla.”

Come si è sviluppato il suo percorso professionale? Quale le tappe, i momenti più salienti di questo suo viaggio sul green?

“Il mio percorso professionale è partito a 22 anni. In quel periodo le gare erano poche e non era facile competere: ad ogni torneo incontravi “il meglio” del golf professionistico. Insieme ad alcuni colleghi Italiani nel 1985 mi sono iscritto alla qualifica per giocare il Tour Europeo, superandola e ottenendo la possibilità di misurarmi in quel contesto così stimolante.

Con la carta del Tour ho giocato fino al 1987, anno in cui è arrivato il grande Costantino Rocca, professionista dal grande successo e uomo profondo, sicuro e caparbio con il quale ho condiviso tante trasferte e bellissimi ricordi.

Dopo questa esperienza, molto positiva per la mia crescita professionale ed umana, ho giocato alcuni anni sul Challenge Tour.

Nel 1994 sono stato poi scelto dal Golf Club Bologna, il circolo più prestigioso della città e storico campo emiliano, dove ho lavorato come maestro titolare fino al 2016.”

Quali sono i focus e le principali caratteristiche che distinguono il golf dagli altri sport e ne fanno un unicum?

“La pratica golfistica possiede caratteristiche e finalità che la avvicinano certamente agli altri sport: divertirsi con gli amici e giocare bene per chi la vive come passa tempo, vincere, dare il meglio di sé o primeggiare per chi la affronta come professione.

Quello che invece distingue il golf è la possibilità di giocare immersi nella natura e godere di paesaggi e posti meravigliosi, ma altresì la riservatezza, le riflessioni, i calcoli, i tempi “morti” che ci sono tra un colpo e l’altro, e che permettono al giocatore di vagare con la mente, seguendo il flusso dei pensieri.

Ma più di tutte il golf ha una caratteristica che lo diversifica significativamente nel panorama sportivo: insegna all’educazione ed al rispetto per i compagni di gioco, anche se avversari.

Gli altri sport sono diventati molto esasperati, spesso non si ha tempo per riflettere, ma si vive una incessante lotta contro il tempo ed il cronometro: il golf invece è ancora lo stesso.”

Delle tante gare e tornei, quale ha lasciato un segno indelebile e particolare nella sua memoria di golfista?

“Penso in particolare a due diverse competizioni, che mi porterò sempre nel cuore: i “Campionati del Mondo dilettanti a squadre”, la gara più importante a cui un appassionato possa partecipare, dove i migliori quattro atleti di ogni nazione si sfidano per quattro giorni; ed il “British Open Senior”, giocato recentemente nel 2015, dove mi sono confrontato con Tom Watson, Gary Player, Fred Couples, Bernard Langer e tanti altri grandi campioni del golf.”

Cosa pensa dell’attuale panorama golfistico nazionale?

Sono certo che si possa e si debba fare molto di più: in Italia mancano la cultura e la consapevolezza, ed il golf è ancora visto come un gioco e non come un vero e proprio sport. Francesco Molinari e Matteo Manassero sono attualmente le nostre risorse più grandi, e dovremmo sfruttare meglio l’enorme risonanza che questi due atleti stanno avendo in campo mondiale.

Nonostante il numero così esiguo di golfisti praticanti in Italia, il rapporto tra il livello agonistico dei giocatori italiani e quello del resto del mondo è positivo. Mi piacerebbe che la Federazione preparasse un programma ben articolato, da portare in ogni regione del nostro Paese per lo sviluppo del golf a livello giovanile, iniziativa che si rifletterebbe poi in modo proficuo sui genitori, incrementando il numero dei golfisti italiani.”

E’ l’anima della “Mauro Bianco Golf Academy” del Riviera Golf. Quale è il focus del nuovo messaggio e dei nuovi obbiettivi previsti?

“Centrale per noi sarà mostrare la possibilità di praticare il golf con facilità e divertimento.

Per quanto concerne gli obiettivi che ci siamo posti, siamo determinati a far sì che i soci del Riviera Golf frequentino il green anche al di fuori delle gare,  e che – grazie alla presenza quotidiana dei professionisti della “Mauro Bianco Golf Academy” – possano allenarsi regolarmente su tutte le aree del gioco, sia sul percorso sia in campo pratica, anche attraverso esercizi specifici, ed avere così la possibilità di confrontarsi con noi e con gli altri giocatori, attraverso incontri periodici per verificare costantemente i loro progressi.

Inoltre abbiamo in programma di potenziare la dimensione agonistica, resa possibile anche dall’ottima posizione geografica e dalla struttura della realtà del Riviera, così completa ed articolata: vorremmo che il nostro campo diventasse un punto di riferimento per chi scelga di fare del golf una professione. In quest’ottica si inserisce la volontà di portare le squadre agonistiche maschili e femminili a qualificarsi tra le prime 12 del ranking nazionale, e conseguentemente creare tra coloro i quali svolgono attività agonistica giovanile il desiderio di poter essere selezionati agli allenamenti con la prima squadra.

Abbiamo previsto inoltre corsi mirati al perfezionamento nelle aree di gioco più tecniche e difficili, a tutti i livelli e per tutte le categorie. Short Clinic, Golf Clinic ed anche un corso mirato per neofiti ad un costo vantaggioso per chi si vuole avvicinare a questa disciplina così coinvolgente.

Le novità in programma sono davvero tante ed altamente diversificate.

All’interno della nostra Academy saranno poi coinvolti due golfisti validi e preparati, che mi affiancheranno durante tutto l’anno: l’amico Gianfranco Riandi, professionista di Roma che vive a Bologna da qualche anno, profondo conoscitore delle tecniche golfistiche ed ottimo stratega in campo; e il giovane Filippo Bernabé, assistente in costante crescita dal punto di vista personale e organizzativo, sempre attento e disponibile ad imparare, dotato di una profonda empatia che gli sarà utile per interfacciarsi con i giovani e portare avanti lo sviluppo dell’attività giovanile, compreso il progetto dedicato al coinvolgimento delle realtà scolastiche disseminate all’interno del nostro territorio.”

Quali sono le caratteristiche peculiari del green del Riviera che l’hanno spinta a intraprendere questa nuova tappa del suo percorso professionale e ovviamente personale?

 

“Il campo del Riviera Golf – realizzato in due momenti differenti da Luigi Rota Caremoli e Graham Cook, architetti di fama internazionale – anche se “giocato” per più giorni consecutivi non dà minimamente l’impressione della monotonia. E’ un green che risulta molto tecnico nella prima parte e in quella finale, mentre nella parte centrale del percorso pare perfetto per i “picchiatori”: questa varietà nell’andamento del terreno e nell’aspetto dei fairway e delle buche rende il campo molto divertente da vivere, e contribuisce a contraddistinguerlo positivamente.

 

La spinta ad intraprendere questa nuova tappa del mio percorso professionale e personale viene da Michele Bosco, Golf Manager del Riviera Golf, il quale nell’estate del 2017, spiegandomi il suo progetto, ha manifestato fortemente la volontà di avermi al suo fianco. La proposta mi ha attratto e da subito ho condiviso il desiderio di mettere in pratica un progetto ben strutturato e declinato in tante differenti proposte e vari interventi.

 

Abbiamo concordato la necessitò di una Golf Academy ben strutturata, ove tutti i golfisti già praticanti o neofiti potessero trovare un punto di riferimento stabile per potersi allenare e trarne risultati vincenti e concreti.

Questa è per me una bellissima sfida, e sono certo che la sinergia tra il Riviera Golf e la “Mauro Bianco Golf Academy” risulterà vincente.”

 

Cosa si aspetta dalla nuova stagione del Riviera Golf?

“Sarà certamente una stagione molto stimolante: il rapporto e la sinergia tra noi professionisti e tutti i soci si approfondirà sempre di più, e mi auguro che il legame tra tutti i soggetti diventi in breve tempo solido. Uno dei miei obiettivi principali resta sempre quello di poter insegnare ai golfisti del Riviera Golf come sia più semplice colpire la palla in maniera ferma e consistente, unitamente alla volontà di porre le basi strategiche e concrete per la stagione successiva, portando le nostre squadre in giro per l’Italia e facendo loro raggiungere ottimi risultati.

C’è molto da fare e l’atmosfera in cui abbiamo la possibilità di operare al Riviera Golf è davvero energica, positiva e ricca di stimoli. Sarà un anno intenso!”.

 

Per info

Tel. 0541955009
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